Essere curati o meno in Svizzera sarà prerogativa dei medici.
O piuttosto dal numero di letti ospedalieri. Nel Paese, che solo ieri ha
registrato ben 6.592 contagi e 10 morti, il virus corre veloce. E il documento
elaborato dall’Accademia Svizzera delle Scienze Mediche e dalla Società
Svizzera di Medicina Intensiva, intitolato “Triage dei trattamenti di medicina intensiva in caso di
scarsità di risorse”, parla chiaro. Come riporta La Stampa, il protocollo prevede che, in caso di
sovraffollamento delle terapie intensive, la rianimazione sarà negata agli
anziani malati di coronavirus.
“Al livello B, indisponibilità di letti in terapia intensiva,
non andrebbe fatta alcuna rianimazione cardiopolmonare”. A pagina 5 del
documento sono indicate le tipologie di pazienti destinati a non essere
ricoverati in Terapia Intensiva: “Età superiore a 85 anni. Età superiore a 75
anni accompagnata da almeno uno dei seguenti criteri: cirrosi epatica,
insufficienza renale cronica stadio III, insufficienza cardiaca di classe NYHA
superiore a 1 e sopravvivenza stimata a meno di 24 mesi”.
Nel caso invece del livello A, ovvero letti in Terapia
Intensiva disponibili ma risorse limitate, i criteri per non essere ammessi
alla rianimazione sono più gravi.
“Tra gli altri: Arresto cardiocircolatorio ricorrente,
malattia oncologica con aspettativa di vita inferiore a 12 mesi, demenza grave,
insufficienza cardiaca di classe NYHA IV, malattia degenerativa allo stadio
finale”.
Franco Denti, il presidente dell’Ordine dei Medici del Canton
Ticino, è consapevole della gravità della decisione.
“Decidere chi rianimare e chi no è pesante, pesantissimo per
qualsiasi medico. Ma questo documento, che è pubblico, è a garanzia dei medici
e degli stessi pazienti che potrebbero non aver voglia di essere sottoposti a
ulteriori cure”.
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